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Beyond

“CONTRAPPUNTO”
Museo d’arte contemporanea Casa Cavazzini a cura di Francesca Agostinelli e Vania Gransinigh.
 
Beyond” (Icaro) di Alfonso Firmani.
Il contrappunto immaginato è con la intensa scultura di De Paoli del 1894: un Icaro morente.
Un mito centrale della cultura greca. Riguarda il concetto della “giusta misura”. Quella misura di mezzo, quel modo che è equilibrio, sicurezza, consapevolezza di sé (“non andare oltre la giusta misura, oltre a quello che sei, altrimenti andrai incontro alla tua sciagura”).
In quello spazio che ci è dato, tra terra e acqua sotto il grande cielo.
Ma poi, se hai gli occhi per guardare bene, c’è una grande luce che attrae: la bellezza, e la bellezza, si sa, “trafigge”.
La mia installazione indaga su questo tema declinandolo all’identità della ricerca dell’artista, attraverso la scomposizione del mito in “figure”.
 
La prima figura è quella del Minotauro.
La composizione parte da una esplicita citazione a Jannis Kounellis. L’uso del cappotto, per il grande artista, ha un rilievo simbolico riferito all’idea dell’uomo comune. Nella mia elaborazione, tale elemento compositivo, entra a far parte di una specie di drammaturgia tendente alla rappresentazione di quel lato opaco e oscuro, presente in ciascuno di noi, capace di trasformarci in quel minotauro che abita nei labirinti di senso dei quali, molto spesso, siamo vittime e, alle volte, artefici.
 
Segue poi la composizione titolata “Labirinto” che propone una figura sovrapposta e in dissolvenza a una serie di scritte, di varia natura grafica, suggerenti una direzione di senso di lettura libera sul surplus di informazioni del nostro tempo.
 
La terza composizione, “Beyond“, si caratterizza dal forte accento cromatico luminoso sulla parola che dà il titolo all’intera installazione. L’ andare oltre, il coraggio di infrangere regole e “giuste misure” rassicuranti, dentro le quali trovare gli equilibri di una esistenza ordinata. È in questo lavoro che il riferimento alla figura dell’artista, intesa come quella capace di trovare il coraggio di non avere freni verso l’avventura della bellezza e della verità, trova luogo narrativo.
 
 
“Il volo”
È una composizione simmetrica e tripartita. Al centro, un grande elemento retroilluminato composto da un vetro dipinto e inciso, graffiato da scritte indecifrabili (indecifrabili, misteriose e segrete come le idee o i sogni più profondi dell’artista) che occupano tutta la superficie. Un libro bianco evoca l’idea del volo.
Nella parte centrale, una mensola metallica sostiene i materiali che consentono all’idea di Dedalo di diventare macchina di fuga, una sorta di dichiarazione progettuale. Ai lati, specularmente, due grandi disegni stropicciati raffigurano le ali. Questi disegni, la cui elaborazione e stesura è stata complessa, sono i segni di un’azione performative (quello dello stropicciamento) che produce, nell’andare “oltre”, una trasformazione tridimensionale che si relaziona con la luce dello spazio espositivo.
 
“La caduta”
La composizione circolare dialoga con lo spazio definito dai 4 pilastri poligonali e richiama, in termini di contrappunto, la scultura di De Paoli.
Nei confronti del mito vuole suggerire una domanda: cosa resta di tutto questo? La risposta sembra essere un piccolo cumulo di terra che ha il sapore della fine e della sconfitta. Ma forse la cosa che rimane, anche solo per un tempo brevissimo, è una scia luminosa che squarcia il vuoto, il buio, il silenzio.